Nel cuore del termine complessità si cela una verità profonda che spesso sfugge alla frenesia del mondo moderno. Derivata dal latino complexus, participio passato del verbo complecti, la parola indica letteralmente “ciò che è intrecciato insieme”. Non si tratta semplicemente di qualcosa di “complicato”, ma piuttosto di un insieme di elementi connessi tra loro in modo dinamico e non lineare. Questa radice etimologica ci guida verso un concetto fondamentale: comprendere la complessità significa accettare l’idea di una realtà fatta di relazioni, interdipendenze e intrecci.
Edgar Morin: la complessità come paradigma del pensiero
Edgar Morin, uno dei massimi pensatori contemporanei della complessità, ha dedicato gran parte della sua vita a sviluppare una “scienza della complessità”. Nel suo approccio, la complessità non è un ostacolo da semplificare, ma una condizione strutturale della realtà da abbracciare. Morin critica la frammentazione del sapere tipica della modernità e propone un pensiero che sia “ecologico”, capace cioè di cogliere l’interconnessione tra le parti.
Per Morin, il pensiero complesso è un pensiero che unisce senza ridurre, che distingue senza disgiungere. Questo approccio risuona con l’etimologia della parola stessa: complecti implica l’atto di abbracciare, di accogliere l’altro, il diverso, l’imprevisto. Non si tratta di trovare risposte semplici a problemi complicati, ma di imparare a convivere con l’incertezza e a navigare dentro i sistemi aperti, dinamici e in evoluzione.
La sfida della complessità nelle imprese
In un mondo economico sempre più globalizzato, digitale e interconnesso, le imprese si trovano immerse in un contesto altamente complesso. Le vecchie logiche meccanicistiche, basate su compartimenti stagni e linearità, non sono più sufficienti. Le organizzazioni devono imparare a pensare in modo sistemico, a riconoscere le relazioni nascoste, i feedback non lineari, i rischi emergenti e le opportunità invisibili.
Applicare il pensiero complesso al management significa ripensare il modo in cui si prendono decisioni, si gestiscono i team, si affrontano i cambiamenti. Significa accettare che i problemi non possono essere isolati, ma vanno inquadrati dentro ecosistemi più ampi, dove la comunicazione, la cultura, l’innovazione e le emozioni giocano ruoli interdipendenti.
Un’impresa che adotta una visione complessa è un’impresa che impara, che si adatta, che evolve. È un’organizzazione che non cerca solo l’efficienza, ma anche la resilienza, la sostenibilità, la coerenza interna tra valori, strategie e comportamenti.
Tornare all’etimologia di complessità ci permette di riscoprire un’intuizione antica: la realtà non è fatta di pezzi separati, ma di intrecci. Edgar Morin ci invita a vedere questi intrecci, a pensarli e viverli, anche — e soprattutto — nel contesto organizzativo. Perché solo un’impresa che “abbraccia” la complessità sarà capace di navigare con consapevolezza nel mare incerto del futuro. Vuoi esplorare da vicino il pensiero complesso e le sue applicazioni nel mondo organizzativo?
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